
Analisi forense dell’inchiostro,come fare: tutte le tecniche
Analisi forense dell’inchiostro, come fare: tutte le tecniche
L’analisi dell’inchiostro è cambiata: oggi richiede nuove tecniche e tecnologie, considerando la diffusione dei documenti digitalizzati rispetto ai cartacei
L’analisi dell’inchiostro rappresenta un’attività di primaria importanza nell’ambito dell’esame documentale in grafologia forense, in quanto costituisce uno degli strumenti che possono essere utilizzati dagli esperti per individuare possibili manomissioni/alterazioni oppure per accertare incoerenze nella datazione e svelare potenziali falsificazioni di documenti.
Le tecniche di analisi degli inchiostri sono molteplici e si differenziano anche in base alla tipologia di documento da esaminare, tenendo conto che sempre più spesso gli esperti sono coinvolti in indagini su documenti digitalizzati e non cartacei.
Analisi inchiostro, come funziona
Analizzare un documento oggi significa interrogare una scena silenziosa, fatta di tratti e vuoti, pigmenti e fibre, sostanze reattive e intenzioni. La carta, al pari di una pelle conserva tutto: l’ordine degli eventi, le pressioni esercitate, le interazioni tra materiali l’inchiostro può essere considerato il “DNA” invisibile dei documenti: unico, irripetibile, e spesso rivelatore.
Come il codice genetico conserva l’identità biologica di un individuo, l’inchiostro conserva l’identità temporale e materiale di una scrittura o documento, offrendo all’occhio esperto informazioni preziose su origine, autenticità, alterazioni. In grafologia forense, ogni segno tracciato — che sia una firma, una data, una parola stampata — lascia al di là del contenuto una traccia chimica e strutturale. Non si tratta solo di pigmento depositato sulla carta, ma di una interazione complessa tra supporto, strumento scrivente, condizioni ambientali e volontà umana. In questo senso, l’inchiostro scrive più di quanto appare: scrive la verità, anche quando si cerca di occultarla.
Nel corso del tempo, proprio l’inchiostro è stato testimone silenzioso di grandi menzogne e verità celate. Ricordiamo il caso del Diario di Anna Frank, in cui le contestazioni sulla presunta falsità di alcune pagine portarono gli investigatori a sottoporre il manoscritto ad analisi scientifiche sugli inchiostri e sulla carta. Le indagini confermarono che gli inchiostri erano compatibili con l’epoca storica, smentendo definitivamente le accuse di falsificazione e ristabilendo la veridicità della testimonianza.
L’inchiostro può rilevare la verità ma può anche celare la stessa, come leggiamo nella biografia della spia Mata Hari che fu accusata di aver trasmesso informazioni al nemico utilizzando inchiostri invisibili (simpatici), rivelabili solo attraverso specifici reagenti o fonti di calore. Fu anche sulla base di questi documenti — in apparenza bianchi ma chimicamente attivi — che fu condannata a morte nel 1917. L’inchiostro, fu testimone muto ma decisivo, i messaggi, scritti con soluzioni chimiche invisibili, venivano successivamente rivelati tramite l’uso di calore o reagenti chimici, rendendo leggibile il contenuto nascosto. Alcuni di questi messaggi furono intercettati e decifrati dalle autorità francesi, contribuendo in modo decisivo alla sua incriminazione.
L’evoluzione delle analisi su inchiostro
Un tempo l’analisi dell’inchiostro si basava su osservazioni empiriche: il colore, la brillantezza, la viscosità, l’effetto sulla carta. I primi periti si affidavano a lenti d’ingrandimento, reagenti basilari e alla propria competenza grafologica per distinguere un tratto originale da uno apposto successivamente. Con l’evoluzione della scienza forense, le tecniche si sono raffinate e specializzate e la casistica si è notevolmente ampliata, per l’evoluzione sia dei materiali che dei supporti su cui è apposta la traccia inchiostrata. La diffusione dei documenti in formato digitale, come le tecniche di digitalizzazione dei manoscritti, inoltre, ha reso necessario affidarsi ad analisi particolari basate su tecniche di imaging e strumentazione ad hoc.
Ad oggi gli strumenti e le tecniche adatte alla discriminazione degli inchiostri in ambito forense sono:
- Microscopia stereoscopica e a luce radente per osservare intersezioni tra scrittura e stampa.
- Spettroscopia Raman e FTIR per identificare la composizione molecolare degli inchiostri.
- Cromatografia su strato sottile (TLC) per confrontare campioni di inchiostro sospetti.
- Analisi multispettrale e iperspettrale per ottenere “mappe invisibili” della carta e degli inchiostri, distinguendo anche tra pigmenti visivamente identici.
- Fino ad arrivare alle tecnologie di imaging 3D e confocale, capaci di esplorare la distribuzione tridimensionale dell’inchiostro all’interno della fibra del supporto.
La casistica tra vecchi e nuovi documenti
Le tipologie di accertamento tecnico su documenti sono molteplici, in quanto l’indagine può riguardare sia firme che testamenti che documenti “misti” contenenti tracce stampate e manoscritte, su cui si sospetta un riempimento abusivo o in bianco ( cd “bianco segno).